Il paradigma di Syd Field è uno dei modelli di struttura narrativa maggiormente utilizzati quando si tratta di scrivere storie per il cinema. È infatti stato elaborato dallo sceneggiatore statunitense Syd Field, autore di diverse opere per la televisione e il grande schermo come Hollywood and the Stars, National Geographic, Jacques Cousteau Specials e molto altro.
È tuttavia ricordato soprattutto per la sua attività di insegnante e scrittore.
Il suo libro Screenplay: The Foundations of Screenwriting è stato ed è tutt’ora considerato la guida principale nella scrittura di sceneggiature. Esso contiene la spiegazione del modello di struttura narrativa da lui elaborata a partire dalle teorie di Aristotele riguardo la narrazione.
LA POETICA E LA NARRAZIONE PERFETTA
Aristotele era un filosofo e scienziato greco vissuto nel IV secolo A.C. Allievo di Platone, tra i suoi innumerevoli scritti che spaziano dalla Gnoseologia alla Dialettica, dalla Fisica alla Metafisica, ce ne è uno che riguarda la narrazione.
Si tratta della Poetica, un trattato scritto intorno al 330 A.C in cui il filosofo, attraverso l’analisi della tragedia e dell’epica, approfondisce l’arte della narrazione, focalizzandosi su 3 temi.
MIMESI E CATARSI
“Tragedia dunque è mimesi di un’azione seria e compiuta in sé stessa […] in forma drammatica e non narrativa; la quale, mediante una serie di casi che suscitano pietà e terrore, ha per effetto di sollevare e purificare l’animo da siffatte passioni“
(Aristotele, Poetica, cap. sesto)
Aristotele affermava che il principio unico di tutte le arti risiedeva nell’imitazione, concetto che prende dal maestro Platone e rielabora. Secondo lui ogni arte imita la realtà in modo diverso e secondo 3 diversi gradi: o si imitano le cose come sono o come sembrano o come dovrebbero essere.
L’arte, tra cui la narrazione, imita la realtà intesa come “azione” e di questa azione contribuisce a ridefinirne l’etica. L’arte dunque ha un valore conoscitivo e catartico. La tragedia e l’epica infatti permettono allo spettatore di conoscere la realtà e di purificare la sua anima dalle passioni irrazionali.
Il concetto di imitazione di Aristotele è innovativo rispetto a quello del suo maestro che la condannava. Platone sosteneva che la vera realtà era quelle delle idee, l’arte imitando la realtà, imitava in realtà solo una copia della realtà vera. L’arte era dunque solo la copia di una copia. Aristotele invece concepisce l’imitazione come una tecnica che consente di riprodurre la realtà e di conoscerla.
È interessante perché l’imitazione è ciò che discipline come le Neuroscienze hanno identificato, non solo come una naturale tendenza dell’uomo, ma soprattutto proprio come un meccanismo di apprendimento che inizia già da i primi anni. Le ricerche su tale tendenza hanno dimostrato come essa sia legata ai neuroni specchio e sia alla base dell’empatia.
L’empatia è ciò che ci permette di entrare in sintonia con gli altri, di capirne le emozioni ed è una capacità fondamentale da tenere in considerazione nel fare Storytelling. La capacità della storia di coinvolgere il lettore o spettatore e la capacità di quest’ultimo di empatizzare influiscono sull’efficacia dello Storytelling.
UNITA’ NARRATIVE
Nella Poetica Aristotele afferma che «la favola deve essere compiuta e perfetta». Per esserlo essa deve avere quelle che vengono chiamate unita aristoteliche e sono 3:
- Unità di tempo per cui l’azione deve svolgersi in un unico arco temporale, in particolare una giornata dall’alba al tramonto;
- Unità di luogo per cui l’azione deve svolgersi in un luogo circoscritto;
- Unità d’azione cioè l’azione deve avere un unico sviluppo, non ci devono essere digressioni o trame secondarie.
In particolare, per quanto riguarda l’unità di tempo, tragedia e epica differiscono. Secondo il filosofo infatti “la tragedia fa tutto il possibile per svolgersi in un giro di sole 24 ore o poco più, mentre l’epopea è illimitata nel tempo”.
IL MODELLO DI SYD FIELD
“Structure is a context; it ‘holds’ the bits and pieces and frangments of images that tell your story”
(Syd Field, The Screenwriter’s Workbook Chapter 2, ‘About Structure’)
Partendo dal concetto di unità aristoteliche, Syd Field ha sviluppato il suo modello di struttura narrativa, detto modello in tre atti. Secondo questo modello infatti ogni narrazione si divide in 3 atti.
PRIMO ATTO: L’INIZIO
Il primo atto è la prima unità narrativa che imposta la storia, introduce i personaggi principali, stabilisce le premesse e la situazione iniziale. Corrisponde al primo quarto della sceneggiatura, ossia ai primi 20-30 minuti di film.
Volendo fare un confronto con il modello di Campbell-Vogler (spiegato qui), questo primo atto corrisponde alle prime fasi del modello narrativo dei due autori che vanno dalla Chiamata all’avventura all’Incontro col mentore.
SECONDO ATTO: CONFRONTO
Questo seconda unità narrativa contiene il confronto, è quella che definisce il principale obiettivo del protagonista che deve affrontare delle prove e degli ostacoli per poterlo raggiungere. Corrisponde a 2/4 della sceneggiatura, vale a dire metà film in cui il protagonista lotta per raggiungere il suo scopo.
Nel ciclo di Campbell-Vogler questo atto corrisponde alle fasi centrali del modello, dall’ Attraversamento della prima soglia alla Prova suprema.
TERZO ATTO: RISOLUZIONE
Questo è l’atto conclusivo in cui la storia si risolve, le domande poste all’inizio trovano risposta e lo spettatore viene a sapere se il protagonista ha raggiunto o no il suo obiettivo. Corrisponde all’ultimo quarto della sceneggiatura, agli ultimi 20-30 minuti di film in cui c’è la resa dei conti.
Nel modello di Campbell-Vogler, si tratta delle ultime fasi che vanno dalla Ricompensa al Ritorno con l’Elisir.
PUNTI DI SVOLTA E PINZE
“A screenplay is a specific form; approximately one hundred twenty pages in lenght and knowing the end is always the first step in writing”
(The Screenwriter’s Workbook, page 12)
Secondo Field ogni sceneggiatura deve essere scritta seguendo questa suddivisione in 3 atti e non deve superare le 120 pagine.
Il passaggio da un atto all’altro è sancito da un cosiddetto punto di svolta che può essere definito come un evento o incidente che aggancia la storia e la spinge in un’altra direzione, in pratica la porta avanti.
Il primo punto di svolta tra il primo e secondo atto si trova a circa pagina 30 della sceneggiatura ed è il momento in cui l’eroe o protagonista accetta la sua missione e parte.
Il secondo punto di svolta invece tra il secondo e terzo atto si trova a circa pagina 90 della sceneggiatura.
A metà del secondo atto, a pagina 60 circa, si trova il cosiddetto punto di non ritorno che corrisponde al momento in cui gli eventi della storia prendono una piega irreversibile e non si può tornare indietro. Esso è preceduto e succeduto da una pinza, cioè un elemento che sembra ininfluente ma che poi si rivela essenziale per lo sviluppo della storia.
CONCLUSIONI
Il Paradigma di Syd Field è un modello ideale di struttura narrativa, è nato per la sceneggiatura ma può essere utilizzato e adattato anche per altre forme di narrazione come un libro o un racconto. L’obiettivo del modello di Field, come anche quello di Campbell-Vogler e di qualunque altro modello, non è solo quello di strutturare la storia in modo che sia chiara e comprensibile al lettore o spettatore. È anche e soprattutto quello di coinvolgerlo attraverso una narrazione che arriva a colpirlo nelle emozioni e nelle percezioni.
Una storia ben strutturata permette a chi la fruisce non solo di leggerla in un libro o vederla su uno schermo ma di viverla, di entrarvi (attivando la cosiddetta Storytelling Trance Experience), di entrare in sintonia con i suoi personaggi e soprattutto di lasciare un segno, un insegnamento, un ricordo.
“My task… is to make you hear, to make you feel and, above all, to make you see. That is all, and it is everything”
(Syd Field, Screenplay: The Foundations of Screenwriting)
Se volete degli esempi pratici del Paradigma di Syd Field qui potete trovare l’analisi di un film mentre qui quella di uno spot pubblicitario effettuate usando tale modello.
Il Paradigma di Syd Field è solo uno dei tanti modelli di struttura narrativa che è possibile seguire quando si scive una storia. Altri possono essere:
- Il Ciclo di Campbell-Vogler;
- Il Circolo delle storie di Dan Harmon;
- La Curva Fichtiana;
- Il Modello “battute del gatto”;
- La Piramide di Freytag;
- La struttura in sette punti.